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  cultura alimentare

L'alimentazione della Calabria centro-settentrionale, e più in generale dell'intera regione, è documentata nel museo attraverso alcun pannelli esplicativi. La cucina calabrese è assai simile a quella delle altre terre che si affacciano sul bacino del Mediterraneo: a base di verdure, cereali, legumi, frutta, uova, pesce, carne di maiale.

Davvero pochi i generi alimentari che si acquistavano. Nella maggioranza dei casi, la famiglia era autosufficiente e produceva da sé, in ambito domestico, quanto occorreva: i formaggi e le ricotte, ad esempio, conservate nelle tradizionali fascedde di vimini, o la ricca varietà di dolci, tra cui i tradizionali mostaccioli, lavorati con appositi stampi formati da due piccoli cilindri intagliati sul fondo.

Una delle principali riserve alimentari era costituita dal maiale. Antichissime le tecniche che permettono di conservarlo a lungo nelle più svariate preparazioni. I salumi calabresi, insaccati spesso con abbondante peperoncino, sono oggi tra i più rinomati. L'uccisione del maiale era una vera e propria festa alla quale partecipavano amici e parenti, invitati d'obbligo al banchetto rituale che concludeva le fasi della lavorazione. L'uso è antichissimo ed è caratterizzato da numerosi elementi culturali arcaici, come la credenza nella possibilità di prevedere il sesso del nascituro osservando il rene dell'animale (aruspicina) cotto assieme al grasso, alle cotenne ed alle ossa nelle grandi caldaie di rame.
il mostacciolo
dolce rituale raffigurante un uomo in piedi, con i calzoni alla caviglia e la camicia con le maniche arrotolate

 
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