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Morano
  l'acqua

L'area tematica dedicata alla presentazione delle risorse del territorio si colloca in linea di continuità, ed in qualche modo la completa, con quella dedicata al paesaggio agrario. Una particolare attenzione è dedicata all'acqua, la cui ampia disponibilità, soprattutto nel passato, ha sensibilmente condizionato i caratteri dell'agricoltura locale, consentendo di praticare in larghissima misura le colture irrigue.

Anche in questo caso, la presentazione è affidata, in prevalenza, a documenti cartografici e tavole illustrative, ove sono riportati i dati sulle principali sorgenti e sulla rete dei canali di irrigazione raccolti nel corso della ricerca.

Grazie alla ricerca, ad esempio, è stato possibile censire il numero delle sorgenti presenti sul territorio e la loro portata: erano non meno di trenta, e molte di esse avevano una portata superiore ai dieci litri al secondo. I corsi d'acqua più numerosi e dalla portata più consistente rientravano nel bacino del Coscile, l'antico Sybaris, che nasce proprio nel territorio di Morano; minore rilievo aveva il bacino del Battentiero, l'altro bacino imbrifero del sistema idrografico del territorio.

Anche la rete di irrigazione era assai sviluppata: si è calcolato che all'inizio dell'Ottocento, grazie ad essa, l'estensione dei terreni irrigui era pari al 16% della superficie dei terreni seminativi (circa 1.452 tomolate, pari a 484 ettari) e al 4% dell'attuale superficie comunale. Grazie a tale rete, oltre che per l'irrigazione dei fondi, l'acqua era sfruttata anche per azionare i mulini e le gualchiere.

Particolarmente importante, infine, l'acquedotto cinquecentesco, che captava le sorgenti presenti in contrada San Paolo e terminava, oltre l'abitato, al convento dei Cappuccini.
un'immagine del Coscile in contrada San Nicola esposta nel museo

 
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