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Morano
  affittuario

L'affitto è tra le forme di conduzione della terra più diffuse nelle campagne moranesi già nell'Ottocento. Solitamente venivano concessi in affitto soprattutto i terreni delle proprietà più estese, specialmente di quelle ecclesiastiche.

Nel museo è esposto un documento d'archivio di grande interesse, che permette di cogliere le pecularità del rapporto che si instaurava tra il proprietario e l'affittuario: si tratta di un contratto d'affitto datato al 1857.

Il contratto riguarda un fondo della famiglia Salmena ubicata in contrada Forni. Il contratto, della durata di quattro anni (dal primo gennaio 1857 a tutto il 1860), fu stipulato, di fronte al notaio Fedele Cozza, tra don Francesco Salmena e quattro contadini. Vi si legge, tra l'altro, che Gli alberi devono custodirli, e non toccare mai fronda di gelsi. Il pagamento annuale di tumula quaranta granone e dieci fagioli, cioè ogni uno deve annualmente pagare tumula dieci granone, tumula due e mezzo fagioli di buona qualità il pagamento dovrà farsi per tutto dicembre di ciascuno anno, e mancando si sottomettono all'arresto personale. Resta in facoltà di Salmena sciogliere il fitto per lo non pagamento dell'estaglio: come pure di farci qualunque miglioria, accomodo, anche in mezzo del fondo o altro senza pretendere indennità Morendo qualche uno dei predetti , o impedito, qualunque causa, a non poter coltivare la sua rata, gli altri compagni devono coltivarla, e pagare l'estaglio.

Tra i contratti d'affitto è da ritenere avessero un posto di rilievo i cosiddetti 'contratti a miglioria', così come il contratto enfiteutico, diffuso ancor prima dell'Ottocento.

il contratto di affitto del 1857 esposto nel museo

 
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