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Morano
  ovili

All'inizio dell'Ottocento gli ovili presenti nelle campagne moranesi erano 40, pari al 13 per cento del totale dei fabbricati rurali, e rappresentavano, insieme alle costruzioni elementari, il 'tipo' edilizio più diffuso. Tale densità, come si legge nel testo introduttivo alla sezione, si spiega con la considerevole importanza rivestita dalla pastorizia nell'economia locale. L'andamento dell'industria armentizia, infatti, ha condizionato lo sviluppo di questa particolare tipologia insediativa e la densità territoriale con cui essa si è manifestata nel corso del tempo.

Agli inizi dell'Ottocento, gli ovili erano dislocati, pressoché esclusivamente, nelle contrade a nord-est e a sud-est dell'abitato e, più in generale, nelle zone di pianura. In seguito, il numero degli ovili aumenta sensibilmente: sul finire degli anni Venti del Novecento sono non meno di cento. E' altamente probabile, come testimoniano gli esiti della ricerca storica, che la costruzione di nuovi ovili nascesse, tra Ottocento e Novecento, dall'esigenza di effettuare un allevamento più razionale e con strutture recettive per il bestiame meno arcaiche e distribuite in tutte, o quasi, le zone del territorio. I nuovi ovili sorsero, infatti, in quelle zone ove mancavano quasi del tutto, ovvero a Campo Tenese e nelle altre zone d'alta quota.

La tipologia è alquanto diversificata: si va dagli ovili piccoli e medi, con o senza la costruzione in cui avviene la lavorazione del latte e in cui pernottano i pastori, a quelli di notevoli dimensioni e dall'impianto più articolato e complesso. Sono quasi tutti a pianta rettangolare, ad eccezione di quelli più antichi, che hanno una forma leggermente incurvata. Generalmente sono abbastanza bassi. Anguste anche le aperture, che consistono, soprattutto negli esemplari più antichi, in semplici fessure, simili a feritoie, rispondenti all'esigenza di trattenere all'interno, quanto più possibile, il calore prodotto dal bestiame.
l'interno di un ovile in prossimità del monastero di Colloreto

 
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