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Rossano
  San Nilo

San Nilo (il cui vero nome era Nicola Malena) è una delle figure più significative del monachesimo greco in Calabria. Le notizie sulla sua vita sono tramandate da una ricca e dettagliatissima biografia, il Bios di San Nilo, scritta dal suo fedele discepolo, San Bartolomeo, e considerata un vero e proprio capolavoro dell'agiografia calabrese.

Nicola nacque a Rossano intorno al 910 da nobile e ricca famiglia e qui trascorse una giovinezza dedita allo studio e alla spensieratezza. Sposò una giovane donna di umili origini dalla quale ebbe una figlia, ma intorno ai trent'anni, in seguito ad una fortissima crisi di identità, decise di cambiare vita e di farsi monaco.

Si recò quindi nel Mercurion (dove venne accolto dai Santi Fantino, Giovanni e Zaccaria. La moglie cercò di farlo desistere dal proposito, ricorrendo anche al governatore (che la tradizione racconta lo abbia minacciato), ma Nicola dimostrò una fermezza e una convinzione talmente forti da scoraggiare chiunque. L'episodio, nella fantasia popolare, ha generato la leggenda dell'amante di San Nilo, per liberarsi della quale Nicola avrebbe deciso di intraprendere la vita religiosa. Non a caso, durante la processione del 26 settembre con cui si celebra la festa del santo, la statua di Nilo viene fatta sostare per alcuni minuti dinanzi ad un'abitazione, ritenuta dalla credenza popolare la casa della fimmina. Il rito ha chiare funzioni propiziatorie e viene ripetuto per scongiurare disgrazie e sciagure. In realtà la casa è, secondo la tradizione, quella paterna e non già quella della leggendaria amante.

Nicola fu ammesso alla solenne professione religiosa nel monastero di San Nazario, nei pressi di San Mauro la Bruca. Assunse il nome di Nilo, in onore di San Nilo Sinaita, preso ad esempio da seguire. Desideroso di condurre una vita solitaria, lasciò il Mercurion e si ritirò a vivere, da eremita, in una spelonca sulla sommità di un dirupo, dedicandosi alla preghiera, all'ascesi e alla meditazione. Visse in estrema povertà, ricopiando codici e imparando a memoria le Sacre Scritture e brani dei Santi Padri. Dopo circa tre anni, accolse il suo primo discepolo, il futuro beato Stefano e, qualche anno dopo, Giorgio, membro di una ricca famiglia rossanese ed esperto in affari, che fu condotto da Nilo alla santità.

Intorno al 953, fondò il monastero di Sant'Adriano, presso San Demetrio Corone, dove visse con i suoi discepoli, nel frattempo divenuti numerosi, per oltre venticinque anni, insegnando loro l'arte calligrafica per ricopiare antichi codici e testi religiosi. A Nilo si deve infatti l'istituzione dello Scriptorium, dove i monaci copiavano e conservavano i manoscritti.

Le incursioni dei Saraceni lo costrinsero ad abbandonare la Calabria e a rifugiarsi dapprima nel monastero di Vallelucio, presso Montecassino, ove visse per quindici anni, facendo sempre più proseliti (tra i suoi discepoli va ricordato il fedelissimo Basilio, suo biografo, santificato poi con il nome di Bartolomeo) e poi in quello di Serperi, presso Gaeta. Visse in fama di santità, guadagnandosi la venerazione del popolo e il rispetto dell'imperatore Ottone III e dal papa Gregorio V.

Nella primavera del 1004, diede avvio alla costruzione dell'Abbazia di Grottaferrata, che purtroppo non vide mai completata perché il 26 settembre dello stesso anno, poco dopo il canto del Vespro, morì, come ci ricorda Bartolomeo, che nel Bios scrisse col sole tramontò il Sole. Fu sepolto a Grottaferrata, che divenne centro del suo culto. Nel 1618 l'arcivescovo Pignatelli lo proclamò patrono della città. Nel 1959, con breve apostolico della Santa Congregazione dei Riti, è stato proclamato patrono della Calabria.
il ritratto di San Nilo eseguito da Michele Capobianco esposto nel museo diocesano
olio su tela, 1904

 
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